ELOGIO DELLA NATURA E DELLA NOSTRA INCOLUMITA'
Data: Lunedì, 17 marzo @ 18:56:35 CET Argomento: G.S. TURBIKE
Sabato, parlando velocemente con alcuni Turbikers, ho raccolto qualche mugugno sulla nuova politica di decentrare la partenze da Roma. Capisco che tale scelta , per molti di noi comporta maggiori sacrifici logistici, a cominciare dall'utilizzo dell'auto. Inoltre significa anticipare la sveglia e sottrarre ancora più tempo alla famiglia ed alle nostre attività correnti. Tuttavia , credo, questa sia una scelta obbligata, perlomeno per chi, come me, ha una visione del ciclismo legata a valori, sensazioni, emozioni che la partenza da Roma o dalle immediate vicinanze non è più in grado di offrire. Che senso ha, infatti, per chi ama la natura, i paesaggi, il silenzio o il chiacchiericcio con il compagno di pedalata, percorrere il 60/70 % della tappa nel caos del traffico,nello smog dei gas di scarico che ci avvelena i polmoni e ci inebetisce le menti. Che senso ha praticare uno sport che ha nella sua essenza il piacere del vento tra i capelli, le discese "ardite", il piacere dei suoni e dei profumi che la natura ci offre quando tutto questo ci viene negato da auto, tir, moto rombanti e chi più ne ha più ne metta. No , almeno per me, questo non è lo sport che mi emozionava da bambino e che ancora mi emoziona, ma ansia allo stato puro, stress di dover condurre la bici con gli occhi fissi all'asfalto nel gestire quei 50 centimetri di strada a noi, mal volentieri, concessi, attenti a non cadere per le buche e con le orecchie tese a captare il rumore dell'auto o del tir che ci sfiorerà a forte velocità, facendoci sobbalzare il cuore. Allora evviva le partenze distanti da Roma se ci permetteranno di parlare con il nostro vicino, di ammirare le montagne, le valli ed i boschi che esistono nella nostra bella regione,di sentire il profumo dei fiori o ascoltare il cinguettare degli uccelli o il fruscio delle nostre ruote, padrone incontrastate della strada. Carissimi amici, ormai noi ciclisti siamo i nuovi pellerossa del XXI secolo, scacciati dai territori e relegati nelle riserve. Certo che se poi le riserve hanno la bellezza della Sabina o delle altre zone del Lazio decentrate dal caos Romano, siamo ancora da considerarci fortunati. Un ciclistico saluto Ferruccio Fiammenghi
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